Il cammino di Raniero e Gioacchino
Le fonti rivelano che Raniero da Ponza e Gioacchino da Fiore furono uniti da una comune ispirazione ad una spiritualità più autentica e senza compromessi, nella continua ricerca di un ritorno alla povertà essenziale dello spirito monacale originale. A ciò si aggiungeva una condivisa propensione a proiettarsi profeticamente verso il futuro.
Li divise però una diversa visione della loro missione: Raniero accettò incarichi concreti, a contatto con il mondo dei potenti, degli eretici e degli umili; Gioacchino si dedicò invece ad una riflessione mistica più profonda, che cercò di diffondere con scritti e immagini simboliche.
Li distinse anche un modo diverso di proiettarsi verso il mondo che li circondava.
Gioacchino elaborava una propria ricostruzione della teologia e della storia, scrivendo in modo articolato e fiorito le proprie visioni e anzi arricchendole di schemi, disegni e figure simboliche che passeranno al futuro come singolare esempio di traduzione del pensiero in forme grafiche. Sarà così considerato precursore di un tipo di comunicazione figurativa capace di trasmettere visivamente i concetti astratti.
Raniero, da posizioni differenti, “cercava di nascondere la sua santità, fuggiva le piccole glorificazioni e la popolarità, per restare nell’ombra”, come asserì di lui il cardinale Ugolino da Segni, operando su cose concrete, su contatti diretti con persone e situazioni locali, lasciando traccia di sé più nei fatti che negli scritti[i].
Si deve osservare che le immagini e gli scritti di Gioacchino ebbero maggior fortuna. Di essi resta ancor oggi una cospicua documentazione, oggetto di molti studi. Degli scritti di Raniero resta invece ben poco, se ricerche e studi appropriati non saranno in grado di accrescerne la consistenza.
